.comment-link {margin-left:.6em;}

vieverdi

Questo è il blog per chi ama le escursioni con mezzi in sintonia con la natura e i viaggi alla riscoperta delle antiche vie, oggi immerse nella natura e cardine di collegamento tra i parchi, le oasi, le aree verdi. I blog sono organizzati per aree regionali italiane, per facilitare il contatto tra gli appassionati di vieverdi.

9.5.05

"vieverdi" Campania

I Monti Alburni

Il bianco delle sue cime si presentò presto al nostro sguardo.
Percorrevamo la A3 e, lasciati alle spalle prima Salerno, poi Battipaglia, lentamente il paesaggio comincia a cambiare: un lussureggiante parallelepipedo si va allungando, sulla nostra destra, dalla valle del Sele, all'interno verso il Vallo di Diano.
Ecco là il massiccio, che nell'antichità era lambito dai viaggiatori che dovevano attraversare la penisola. Virgilio lo ha conosciuto, lasciandone una traccia nelle sue Georgiche. Ma anche Cicerone, che nel 58 a.C. aveva sostato alle sue 'Nares Lucanae', o ' porte della Lucania', un'antica stazione di ristoro che oggi si chiama Scorzo, frazione di Sicignano.
Un momento di turbolenza stava vivendo l'oratore latino e, di certo, dovettero addolcirgli la vita le rinomate 'lucaniche', le salsicce di maiale cotte alla brace, vanto della gastronomia locale.
Anche un occhio inesperto avrebbe riconosciuto il carattere calcareo-dolomitico del massiccio degli Alburni. La cartina me ne indicava i dati e li leggevo ad alta voce a mio marito, come farebbe una guida turistica. ''Ecco, vedi, a ovest il suo corpo montuoso è delimitato dalla Valle del Calore, mentre a sud incontra colline e valli, come la Valle del Fasanella dove siamo diretti, che lo separano dal Cervati, luogo sorvegliato dai falchi e dalle aquile. Là trova ancora rifugio il Lupo appenninico.''
Dissi con enfasi quelle parole: ricordavo il nostro incontro inatteso con un'aquila. Era stata la prima volta e quella non si scorda mai. Maestosa e regale, lei ci aveva osservati, e non avemmo dubbi sulla sua identità quando aprì le ali al volo.
Ben quattro esemplari di aquile reali erano state salvati negli ultimi venti anni, curati e rimessi in libertà, nella zona. Tentativi di fermare il degrado faunistico erano diventati più frequenti, per fortuna. E quelle vette screziate di bianco, quelle pareti a picco, evocavano facilmente il volo delle poiane, dei Corvi imperiali, dei Falchi pellegrini e di altri rapaci. Ripensai, con nostalgia, al rapido tambureggiare di un picchio rosso ascoltato nel bosco di Mòtola e accarezzai quel ricordo per ravvivarlo. L'esteso altopiano degli Alburni sembrava guardarci, prestante e ardito nonostante la sua venerabile età. Nato quando i poderosi e continui movimenti crostali dettero origine all'Appennino Meridionale , il complesso montuoso si ergeva come un dio sul suo trono. La sua bellezza, mutuata dal ridondante dispiegamento di pianori, grotte, boschi, sorgenti chiacchierine e valli, profonde quanto gole. Si estende per 400 chilometri quadrati. Lo stavamo costeggiando e, forte delle letture che lo riguardavano, immaginavo la sua maglia primigenia di penetrazione trasversale, ancora oggi rintracciabile. Formata da sentieri, tratturi e carrarecce, vie utilizzate fin dal lontano neolitico. In epoca remota utilizzate per la transumanza, ed il collegamento tra la zona interna e il territorio costiero. Sono ancora là, nascosti tra i carpini, i boschi di lecci e le querce, ben conosciuti dai nativi.
Ma l'autostrada non era la maniera migliore per immergerci nella realtà alburnina: noi ne eravamo coscienti. Avremmo approfondito la conoscenza con il massiccio e il suo carsismo, presto, e in modo gradevolissimo.

continua

Mariantonietta Sorrentino
Il profilo di Mariantonietta

Torna al sito ufficiale delle vieverdi